Sono nata tra due mondi che ancora oggi abitano ogni mia opera: il teatro e la natura.
Da una parte, il grande teatro dei miei nonni materni, dove ho trascorso la mia infanzia correndo a perdifiato tra quinte, palcoscenico e poltroncine in velluto rosso. Un luogo di sogni, di silenzi carichi di attesa, di storie raccontate con la luce e il gesto.
Dall’altra, gli anni vissuti sul delta del fiume Po, in un piccolo castello immerso nella natura, riservato ai medici condotti come mio padre. Lì, tra alberi abitati da gufi e civette, corsi d’acqua, fiori selvatici e animali di ogni specie, ho imparato a osservare la vita nella sua forma più spontanea e profonda.
Queste due radici – la scena e il bosco, il velluto e il muschio – si intrecciano nel mio lavoro artistico.
Ogni mia opera è un frammento di quel mondo interiore: fragile, curioso, visionario.
Nel mio percorso creativo convivono acquerelli floreali, disegni ispirati al circo, al teatro, installazioni e narrazioni visive.
Tutto nasce da uno sguardo che cerca ancora oggi lo stupore: quello che da bambina scoprivo nascosta tra le quinte… o ascoltando i suoni del grande fiume.
Non so darmi un’etichetta precisa: sono un’artista in cammino, sospesa tra terra e sogno, tra ciò che è stato e ciò che può ancora meravigliare.
Diana o semplicemente Isa. Con un piede tra le foglie e l’altro tra le quinte.